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COVID - 19

L'evento che più ha contribuito a determinare la minaccia primaria nella medicina degli ultimi anni, dovuta all'azione del Corona Virus Sars-Cov-2, responsabile a sua volta di una malattia molto impegnativa qual è il Covid-19, ci ha visti costantemente impegnati a reperire risorse in grado di combattere una piaga così inimmaginabile quanto estranea a quelle potenzialità che la stessa scienza ci aveva abituato a considerare. Il Covid-19 è principalmente una malattia virale in cui il sistema immunitario è primariamente chiamato in causa quale unica fonte di difesa e baluardo principale per frenare l'invasione virale. A questo attacco segue una cascata di processi che attraverso meccanismi di reazione infiammatoria più o meno generalizzati sviluppa i danni di cui la malattia è responsabile, principalmente a livello polmonare, ma secondariamente anche a livello multiorgano, sino, nei casi peggiori, a determinare il decesso. Abbiamo, oggi, ormai imparato che a questa terribile tempesta possiamo reagire con alcuni farmaci, ma nei casi in cui l'organismo sia già fortemente debilitato dalla concomitanza di altre patologie, le nostre armi risultano spuntate e poco riusciamo a fare per risolvere la situazione creatasi.

L'uso dell'Ossigeno Ozono Terapia nella fase acuta di malattia per via generale attraverso l'Autoemoinfusione, si è dimostrata arma molto valida per suscitare quel miglioramento delle condizioni del paziente in modo tale da prevenirne la necessità di trasferimento in terapia intensiva nella stragrande maggioranza dei casi. L'azione mirata sulla riduzione dei processi infiammatori, assieme ad una maggior ossigenazione periferica, unitamente ad un incremento della risposta infiammatoria, sono tutti meccanismi attraverso cui questa terapia si è dimostrata di estrema efficacia nel combattere il Covid 19.

Tuttavia, il tutto non si conclude qui. In fatti si è ormai ampiamente rilevato che, trascorsi alcuni giorni dalla guarigione, si instaura una nuova sindrome, individuata come Sindrome Post Covid, in cui nel paziente si instaura un quadro identificabile con la nota Chronic Fatigue Syndrome (Sindrome da Stanchezza Cronica) in cui i pazienti guariti dal Covid-19 si trascinano per lungo tempo una fatica costante che li rende inabili ad affrontare le normali attività facilmente svolte in precedenza. Questa sindrome, già identificata come frequente conseguenza di patologie virali più o meno generiche, è nota ormai da una ventina d'anni, studiata negli Stati Uniti dal noto immunologo Prof. Antony Fauci e nel nostro paese dal noto oncologo Prof. Umberto Tirelli. In questa fase, per combattere questa sindrome, pur cercando svariate vie farmacologiche  per uscirne indenni, l'unico trattamento che ha dimostrato una efficacia certa è stata l'autoemoinfusione con Ossigeno Ozono Terapia i cui risultati, ancora necessariamente sottopsoti a studi di approfondimento per la relativa pochezza dei casi, hanno però evidenziato una sensibile efficacia.

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